86.

V Praze, 13. června 1605.



Benátský vyslanec Francesco Soranzo dožeti Benátskému: o válečných přípravách proti hrozícímu vpádu nepřátelskému; o jednání sněmu českého; o úsilí nekatolických stavů domoci se svobody svého vyznání; o výtržnosti při slavnosti Božího těla a náboženském vření v obyvatelstvu; o záměru císařově uchýliti se do Innsbrucka a o poměrech u dvora; o příchodu kard. Dietrichštejna.

Orig. v c. a k. stát. a dv. arch. ve Vídni: Dispacci di Venetia vol. 35, fol. 118.

Serenissimo principe! Non posso scrivere alla Sertà. Vra. avvisi tropo diversi dalli passati etc. - In Moravia continuano a far del male assai et minacciano alla Bohemia, et tutto il paese resta distrutto et consummato, che farà sentirne il danno per un pezzo. Vanno facendo per rimediare le provisioni che possono, ma tutto va tepidamente et con molte lunghezze. Dicono questi ministri, che haveranno presto in ordine 7 regimenti fatti parte su questi stati patrimoniali, parte dati dal ľ imperio et dal re di Spagna, ma Dio sa, quando queste cose saranno. [Udání Benátského vyslance o 7 plucích vojska, jež měl císař pohotově, souhlasí celkem s podrobným přehledem císařského vojska, jejž poslal do Říma papežský nuncius Ferreri se svou zprávou z 20. června 1605 (Orig. v arch. Vatik.: Borgh. II. 152, při listu 32). Nuncius tu na konec shrnuje své výklady v tato slova: "Insomma la fanteria e cavalleria che habbino sin hora i suoi assegnamenti per ľ anno presente, sono le infrascritti. Fanteria: II re di Spagna 6000, provincia ď Austria 3000, Moravia 6000, Slesia 1600, circolo Suevico 3000, Vestfalico col Renano 1000: 20.600. Cavalleria: Bohemia 1500, Slesia 2000, Moravia 1000, Austria 1000, Sassonia Superiore 1000, Sassonia Inferiore 1000, Franconia 1000: 8500." Protože se na pěší pluk počítalo 3000 mužů a veškeré pěchoty bylo 20.600, bylo to skutečně 7 pluků, o nichž mluví Benátský vyslanec. Jízdu patrně při tom neměl na mysli.] A Vienna si sono obligati tutti li baroni et nobili ďuscir in campagna, andandovi come sta ľappuntamento, il serenissimo arciduca Matthias. Qui si vorrebbe, che facessero ľistesso in Bohemia, offerendosi la persona del serenissimo Massimiliano per uscire con essi, ma loro hanno risposto, che, se ľimperatore si metterà in campagna, vi anderanno tutti, offerendo una ripartitione ï un huomo per ogni cinque fochi, che risponde per 80.000 soldati, ma ľimperatore non lo vuole sentire, et con altri non vogliono andare; [Srov. č. 83 odst. 2.] et nella dieta, che sta tuttavia convocata in questa città, non hanno ancor fatto risolutione sopra le proposte date da S. Mtà., se ben si lasciano così fra denti intendere, che alli soldati pagati per mandarli fuori del regno non è possibile di pensare, perche tutti li popoli si solleveriano, et così anco non rispondeno a verso sopra quelli denari che ha dimandato ľimperatore per pagar sopra quelli millioni promessigli da un Italiano che scrissi riverentemente con le passate alla Sertà. Vra., il quale non si verifica, che sia il granduca, ma più tosto un cumulo di teste private che metteranno insieme questa somma per darla, quando habbino assignamenti sicuri et a lor gusto sopra questi pagamenti; però si crede, che non se ne sia per far altro [Ve skutečnosti bylo již zatím na sněmu rozhodnuto o požadavcích císařových, a to celkem tak, jak naznačuje Benátský vyslanec. Srov. č. 83, 84 a č. 90.].

Solo mostrano questi Bohemi, che si contenteranno di aggrandir la somma delli 15.000 fanti promessi per sicurtà et per diffesa de! regno ad altrettanti, ma perche questi conoscono il lor vantaggio per il gran bisogno, in che si trova ľ imperatore ď esser aiutato, et per lo timore in che si sta di questi ribelli, si vagliano del ľ occasione et hanno fatto intendere ali imperatore, che prima che si tratti ď altro, desiderano, che sia lor concesso da S. Mtà. il libero uso de la confession Augustana, che si riduce, in che ogn uno professi et vivi, caesare assentiente, in una rilassiata libertà di conscienza et con che religione si trova commodo, che se ben anco al presente si può dire, che lo faccino, tuttoché non sia permesso in questo regno il professare oltre la cattolica altra religione che ľ uscita, tuttavia non vi è questo scandalo, che ľ imperatore lo consenti pubicamente. Però questo illustrissimo nontio vi si affatica quanto può, et se spuntassero in questa pretensione, si potrebbe dubitare, che ľistesso volessero far ľ altre provincie ď Austria et de stati patrimoniali; però ľ imperatore vi sia constante, et non glienha dato finhora alcuna intentione, et si spera, che non sia manco per dargliela, tuttoché si veggano per questa città principii di gravissimi scandali, perche ridottisi la settimana passata nel publico palazzo li ministri delle città del regno, li heretici cacciorono fuori del congresso li cattolici quasi a viva forza [Srov. č. 75, 76 a 85, jakož i v úvodě.], et si vede, che tutto questo popolo sta in ala di far qualche gran rumore; et se nè corso heri grandissimo rischio per un accidente scandaloso occorso, che, mentre si stava in una chiesa principale defrati minori per fare la processione del santissimo sacramento, dove erano presenti tutti li ambasciatori et tutti li ministri della corte, due Genovesi, uno di casa Doria et ľ altro Spinola, inimici fra di loro per risse vecchie, nel prender a concorrenza un hasta de! baldachino vennero alle pugnalate, stando Monsgr. nontio col santissimo sacramento in mano per incaminarsì alla processione, il che fu causa, che non solo tutta la chiesa, ma tutta la piazza et ineza la città si mise in fuga et in armi. Ma Dio gratia non è poi seguito altro, se non che si sente una voce et una maledicenza publica et perpetua contra gľ Italiani, et alcuni poveri di questi frati sono poi hieri stati mal trattati di ferite da questi heretici, per essere il scandalo sucesso nella lor chiesa, se ben senza lor colpa [Co tu Benátský vyslanec vypravuje o srážce dvou Janovských šlechticů v minoritském kostele sv. Jakuba na Starém městě při slavností Božího těla a o pozdějších výtržnostech, zajímavě doplňují jiné prameny. Příslušné zprávy obou agentů bavorských, V. Bodenia a J. Manharta, uveřejnil J. Fischer, Blutige Excesse bei einer Prager Frohnleichnamsprocession im J. 1605, (Mut. des Ver. für Gesch d. Deutschen in Böhmen XXXVIII., 1900, str. 413 - 416). Podrobnější a určitější zprávy o těchto událostech podává papežský nuncius Ferreri V relaci z 13. června 1605 (orig. v arch. Vatik.: Borgh. II. 152, list 24) píše: "E solito da tre anni in qua farsi in quattro chiese catioliche più principali di questa città ia processione dei santissimo sacramento molto più solenne di prima, poiche già non si ardiva uscire dal claustro. A tre di queste intervenni ¾ anno passato, portando in tutti il santissimo sacramento e nella cathedrale monsignor arcivescovo. Questa matina[!] innovando il costume in quella di San Giacomo dove stanno i conventuali di San Francesco, che è posta nella Città Vecchia in mezzo agli Hussiti, è occorso, che contendendo del bastone del baldachino due gentilhuomini Genovesi feudatarii molto ricchi, detti Giovanni Antonio Spinola et Giovanni Ambrosio Doria, nemicissimi fra loro per Siti civili e criminali, dopo gli urti sono venuti a parole, mentite, schiaffi e pugnali alla bradella del ľ altare, havendo io già il santissimo sacramento nelle mani, presente gli ambasciatori de principi, consiglio secreto di S. Mtà. et officiali dei regno, non si essendo potuto, per quanta diligenza sia stata fatta, impedire, che uno non sia restato ferito nel viso, onde è restata poluta la chiesa con tanto mio rammarico, quanto che ciò è successo in chiesa cattolica fra cattolici et Italiani, che ha dato infinito scandalo a tutti, li peccato è stato più grave in chiesa, ma il disordine era molto maggiore, se ciò seguiva fuori, perche essendo tutte le strade piene ï Hussiti, Lutherani et Calvinisti, non sapendo la causa del rumore, haveriano pensato subito a quella di che vivono sospettosissimi, cicè di religione, nel qua! caso Dio sa,


che freno si sarebbe potuto mettere al populo, nelle cui mani eravamo. Non potrei dire a Vra. Sgria. Illma. il cordoglio che presero i cattolici, Tedeschi e Bohemi, dal sentir dire, che la chiesa era poluta, e che non conveniva a procedere più oltre, domandandomi altri la causa et altri consiglio, altri, che vi sì porgesse remedio, molti di loro con le lagrime agli occhi. Presi per espediente il transferirmi a una chiesa picciola nel istesso monastero [patrně kaple sv. Anny], dove si suole predicare in lingua germana, e di lì cominciare la processione, facendo il solito giro per la città, e star serrata la grande, ritornando poi nei¾istessa chiesola dove li frati continuorno ad ufficiare, come faranno, finché riconcialiarò la poluta, la cui attione procurerò che sia publica e solenne, Domatina se ne fa un altra a San Tomaso, chiesa de padri Agostiniani, nella quale mi è parso bene far instanza al¾arciduca [Maximilian], che intervenga in persona con provisione sotto pretesto della persona sua di maggior guardia del solito, non solo per evitare tutti quei periculi che possono nascere per la varietà e moltitudine ïheretici che si trovano a Praga con ľ occasione della dieta di più dei solito, come per restituire quel ¾ honore a S. Divina Mtà., che questa matina se gli è detratto, havendo pensato per ciò di cantare io la messa. Seguì anche un altro disordine nei¾istessa processione, che non so, come non fosse causa di qualche gran mossa, poiché ardi uno di dare uno schiaffo a un frate zoccolante, al che un soldato della guardia, non essendo quello che percosse persona di conto, alzò ¾ asta della labarda e gli diede una gran bastonata, con la quale se ne fuggì. Dopo disnare poi andando il guardiano della chiesa di San Giacomo a casa del loro protettore, fu ingiuriato per strada da alcuni heretici, e come che egli è giovine et vivo assai, gli rispose; cacciorno essi mano alle spade et egli lanciandosi a uno gli levò la spada di mano, con la quale non si difese tanto, che non riavesse tre ferite su la testa, si retirò in un hosteria piena ïheretici che serrando la porta se li misero ancor essi a torno; passò di li intanto un gentilhuomo di casa mia con il cavalier San Giorgio Piemontese et non molto dopo il conte di Milesmo nipote di monsignor Speciano, che inteso il periculo del frate, forzorno la porta et entrando lo liberorno. Corse dal convento un frate che la matina haveva cantato la sua prima messa, al quale una donna si accinse, dandoli di un vaso da birra su la testa, e lo ferì, fumo acompagnati al convento dag¾istessi, il che inteso mandai a dire alli padri, che non uscissero di casa, e fu bene, perche dalla Città Nouva dove sono tutti heretici, concorse una quantità di gente armata al rumore che si sarebbe volentieri accommodata a rubare la chiesa Hiersera a notte, essendo a pena uscito un servitore del convento, fu bastonato da alcuni soldati. Questa matina ho fatto querela di tutte queste insolenze con gli ufficiali del regno, i quali hanno subito mandato a far inquisitione dei colpevoli per farli da! loro senato castigare". Ještě podrobněji vypsal výtržnost v kostele sv. Jakuba jeden z obou jejích původců, Jan Doňa, v prosebném listě k císaři (opis listu toho, jenž nemá data, ale byl psán nedlouho po události, je v arch. Vatik.: Borgh. III. 7 c, Jol. 196). Zmíniv se o starém nepřátelství, jež bylo mezi nim a Spinolou, píše Doria: "Finalmente a 12 di Giugno di quesť anno, essendo io nella chiesa di San Giacomo appoggiato alla sesta scancella del secondo ordine a banda destra et essendo sopra di me alla quinta il signor Anibale Appiano, sopragiunse dalla parte del coro esso Giovanni Antonio Spinola et si accommodò alla terza scancella et alla quarta il figlio già di Michel Vaivoda di Vallachia. Et essendo io stato invitato a portare il baldachino dal sgr. Zaccaria Kabba sottogiudice del regno di Bohemia, quale andava invitando et notando i nomi degľ invitati, cosa che fu intesa da tutti quelli che erano presenti, et forse anche da detto Spinoa che non era troppo lontano, doppo che hebbi trattato col sgre. barone burgroff di Don de questo particolare et dettoli, che si contentasse chiamarmi al tempo (come esso et il signore sottogiudice potrà testificare, mi mossi chiamato da detto signore di Don, vedendo, chil sgre. barone Giovanni Venceslao Poppel andava et con il sgr. baron di Kolourat, per andare a pigliare ľ asta et servire a N. Sgre. Dio. E poiché hebbi fatto quattro ò sei passi et che fui arrivato apresso detto Spinola, avanti al quale necessariamente deveva passare, esso si spinse avanti et prese ľ asta che a me era destinata. Io vedendo questo ne presi unaltra che toccava al sgre. de Don, quale nel medesimo tempo la prese anche lui e disse verso me: questa è la mia. Allora io inginocchiandomi per la presenza del santissimo sacramento, resposi a detto sgre. de Don: "e qual dunque sarà la mia?" Al che esso mirando il Spinola respose con strengersi nelle spalle. Allora io pure seguitando a parlare con quel de Don, dissi assai forte:,signore, io sono venuto qui a pigliar ¾ asta, perche
sono stato invitato, et se non fusse stato invitato, non sarei venuto, parendomi impertinenza grande di occupare i lochi degľinvitati. Et allora il Spinola respose con granď arroganza: "questo nò", et essendo a me parsa tal resposta senza proposito, soggiunsi: "non parlo con voi; dico bene, che è stata impertinenza grande invitarmi, se non vi era loco per me". A quali parole esso Spinola respose con una mentita. Io per difesa del ľ honor mio così vilipeso in loco si publico, gli diedi de schiaffi, non lo ferendo con il pugnale (come haverei potuto fare) per il respetto che portai alla presenza del santissimo sacramento e di tanti signori. Si ritirò allora esso Spinola a dietro et favorito da chi li era appresso, cacciò mano al pugnale et io feci ¾istesso, ma essendo io stato ritenuto dal secretario dal ľ ambasciadore di Spagna et da chi si trapose, non potei diffendermi, che non restasse ferito nella faccia. Furono sfoderate molte spade a favor di esso Spinola che tutte erano volte verso di me, quale sbrigato da chi mi teneva, mesi parimente mano alla spada per difendermi, et il Spinola che pure haveva cacciato mano alia spada, vedendomi sbrigato et con la spada in mano, si mese in fuga et con la spalia chhaveva dì tanti amici et servitori suoi, potè avanzarsi et finalmente alla porta della chiesa nascondendosi, onde io che lo seguiva, non lo veddi et andai fuor de la porta della chiesa cercandolo, non havendolo trovato in chiesa". O pouličních výtržnostech, k nimž docházelo v nejbližších dnech po této příhodě v kostele sv. Jakuba, psal nuncius Ferreri znova ve své zprávě z 20 června (orig. v archiv. Vatik. Borgh. II. 152, list 30): "Questi heretici (così permettendo Dio perii poco rispetto portato a S. Divina Mtà. da cattolici il di del Corpus domini) hanno cominciato a perdere il rispetto verso di noi, in modo che assaltò uno un frate zoccholante con la spada nuda, ma il frate si salvò. Un frate conventuale si difese altretanto con la fuga da uno che con un mannarino le soprastava; quasi ogni giorno poi si sono tirati de sassi a religiosi indifferentemente, onde sto a vedere, che dalii frati si verrà ai preti e poi alli cattolici. Ho ordinato a questi frati, che escano di rado né senza gran necessità. Un paggio del ¾ ambasciator di Spagna hebbe ľaltrihieri un archibusciata che lo passò da parte a parte con gran dolore del padrone, se bene si ha qualche speranza di vita, né vi è pur stato ministro che sia andato a vedere, che cosa è stato, e così andaremo ogni giorno riducendosi a termini, che quando si vorrano reprimere quelle insolenze, si cominciare a temer de moti et converrà ò viver in continuo pericolo ò partirsi. Fumo ¾ altra notte ammazzati tre Francesi tenuti per Italiani et trattati in modo, che non si conoscevano. Per quello che tocca alli religiosi, ho fatto instanza a questi officiali del regno, perche vi provedano in tempo; lo promettono, ma non ardiscono. Alii frati che sono andati a dolersene, ie hanno risposto, che sono frati, che portino patienza." Podobně psal ve zprávě z téhož dne (orig. v. c. a k. stát. a dv. arch. ve Vídni: Dispacci di Venetia vol. 35, fol. 122 násl.) Benátský vyslanec Soranzo: "Qui in Praga, massime doppo quel scandaloso accidente che.... seguì in chiesa, non si sta con tutta la sicurtà, che si vorrebbe, perche cercano questi heretici ogni occasione ï attaccarla con forastieri, massimamente che tutti sono da loro chiamati sotto un solo nome ď Italiani, et 3 giorni sono trucidorono in mezo la città in 23 hore cinque cavalieri francesi et molti altri ne ferirono; a un servitor del ľ ambasciator di Spagna hanno datto un archibuggiata, et tutto si può dire con nessuna ò legierissima causa, et rimedio né castigo non si vede, perche li stessi ministri sono pieni di terrore, che non si vegga qualche importante commotione in questo popolo in modo, che ognuno conviene stare pieno di timore et di pericolo". Srov. v úvodě.]
; che però mosso da tanti pericoli et da tanti disordini ¾ animo [Odsud až po slova "a questo governo" je správa vyslancova šifrována, ale rozluštění je na přiloženém listě.] del ľ imperatore, è stata S. Mtà. tutti questi giorni in gran pensiero, et se ne sono tenute gran consulte per mutar stanza et venir a ritirarsi in Ispruch, loco il più lontano da queste commotioni, stato suo proprio patrimoniale et con manco pericolo de gľ altri per esservi manco numero ďheretici, tuttoché anco là non sia netto il paese, et lasciar al governo di questo regno et del negotio di questa guerra il serenissimo Massimiliano, ma non si è fermata la deliberatone principalmente cred'io per il pericolo che si correrebe di questo regno di Boemia, se in questi tempi et con gli accidenti che corrono, il re lo abbandonasse senza che prima fusse dechiarata la persona del successore, sì che non si può dire né rappresentare quelle confusioni et quelli pensieri che passino per la mente del principe et di tutti quelli che assistono a questo governo [O téže věci psal pan. nuncius Ferreri již ve své zprávě z 10. června (orig. v arch. Vatik.: Borgh. II. 152, list 19): "Ľambasciator di Spagna mi ha detto hoggi con molta passione, che S. Mtà. non risolve Massimiliano, perche pensa alla sua retirata che vorrebbe far in Tirolo, attione che finirebbe di dar il crollo alle nostre miserie, perche si sollevarebbe facilmente tutto questo paese, e se bene ľ ha più volte S. Mtà. pensata, non ¾ ha mai palesata tanto e consegnata come hora, se bene egli non vuoi mostrar di temer deg ľ eventi della guerra, ma dice, che è vecchio e vuoi ritirarsi e cose simili; non per questo dice Don Guglielmo che pensarà alla successione". Srov. v úvodě, jakož i Stieve, Die Politik Baierns II. str. 737.]; li quali con la morte seguita questi giorni passati del dottor Petz oltre quella delľ Enforzot presidente della camera han perso due delie più prattiche teste, che ci russerò, tuttoché si mostrasse questo Petz poco affetionato al servitio di Vra. Sertà [Dr. Bartoloměj Pezzen, někdejší dlouholetý vyslanec císařský v Cařihradě, byl v posledních letech vlivným

členem dvorské vojenské rady a tajné rady. (Psal o něm A. Loebl, Dr. Barthelmä Pezzen ein österreichischer Staatsmann unter Rudolf II., Progr. reálky ve Vídni XVI. na r. 1906-7). O presidentu Unverzagtovi viz č. 27.]
. Il serenissimo arciduca Massimiliano è tuttavia qua, et se ben dice di partire di giorno in giorno, però non lo fa, perche in tanti pericoli ¾imperator comincia a gustare ď haverlo apresso, et si va pur tentando di mandarlo in Ongaria Superiore, ma non si vede, con che forze si possa farlo; poiché niente si può dire, che sia ancor al¾ordine delle tante abbozzature, che si fanno di questi lor apparati, et il fine sarà, che converrà per mancamento di provisioni tornarsene in Inspruch [Arcikníže Maximilian odejel z Prahy 15. června; viz Stieve, Die Politik Baierns II., str. 738.].

È venuto in corte il signor cardinal Dietristain [Srov. č. 78.], ha portato per nome del papa sicura intentione ď aiuti, se ben non ha detto la quantità, ma saspetta al solito Monsgr. Serra che viene afare la dispensatione [Monsignor Jakub Serra, jenž se stal později papežským thesaurářem (r. 1608) a kardinálem (r. 1611) a zemřel r. 1623, byl v červnu 1605 ustanoven papežským komisařem nad vojskem, jež bylo nákladem kurie vypraveno na pomoc cisaři proti uherským povstalcům a Turkům. V prvních dnech července (asi 3.) přišel do Prahy a kolem 20. odebral se do Vídně, odkud obstarával potřeby papežského vojska.], e poi subito partito il cardinale per la volta di Moravia, dove ha li suoicastelli, con risolutione di mettersi in campagna et col seguito de suoi proprii vassali, de quali nemetterà in armi il maggior numero che potrà, unirsi col sgr. Carlo de Lieticstain et procurasse potranno, di reprimer il corso di questi Aiduchi da quella parte; et a questo fine s è fatto S. Sgria. Illma. donar qui da S. Mtà. et da altri signori alquanti bravi cavalli da guerra cc. Di Praga a 13 di Giugno 1605.

 

Francesco Soranzo

 

cavaliere ambasciatore.






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