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V Praze, 14. března 1611. |
Padavin dožeti Benátskému: po přichodu rakouského vojska odtáhl Ramée 9. března s jízdou k Berounu, aby ozbrojil 500 nově sebraných mužů a zajistil přechod přes řeku a pak se vrátil naproti pěchotě, která po výplatě 11. března odešla s Leopoldem; vojsko při odchodu bylo opatřeno střelivem a zbraněmi z hradu a loupilo (i v bytu Padavinově); Čechové potom přešedše most s vojskem a osmi děly a vpuštěni do hradu, vložili tam také moravskou posádku; druhý den vytáhlo vojsko králi naproti, rozhlašujíc, že táhne na Budějovice; císař chtěl, aby nuncius a španělský vyslanec šli králi naproti, ale Čechové jim působí obtíže; jedná se o rozpuštění sedláků, kteří pustoší a ohrožuji cesty; Vlaši jsou v nebezpečí, pozůstalí Pasovšti byli pobiti; Leopold dostal od španělského vyslance 5000 tol, je velmi sklíčen; císař je ve strachu, nevěda, co podnikne král, jehož chtějí Čechové hned korunovati; v říši jsou schůze protestantů i katolíků; majitel domu, kde Padavin bydli, jej očernil, že při vpádu z jeho oken se střílelo; proto s rodinou je v úkrytu.
Orig. ve státním archivu veVídni: Dispacci di Venezia, Senato III 45, fol. 15-18. A tergo je adresa dožeti Benátskému a poznámka: "14 Marzo 1611, ricevute a 23 detto."
Sermo principe etc. Doppo ľ arrivo delle genti austriache, vedendosi monsignor di Rame constituito in manifesto pericolo con la dimora in questa città, si rissolse mercordì [T. j. 9. března.] mattina di buon hora con la cavalleria già accordata di ritornarsene a Beron per dare le armi a cinque cento huomini amassati da nuovo e per assicurare il passo del ¾ aqua, e ritornò a questa volta per incontrare la fanteria che con tre paghe si quietò e con la promissione di havere il resto de suoi avanzi a 20 del corrente in Budvais, con che venerdì [T. j. ll. března.] tre hore avanti giorno si partì con ¾ arciduca Leopoldo, doppo havere il giorno precedente abbrugiato un villagio sotto la città [Totiž Smíchov.] nel quale si erano messi alcuni villani armati che restorono tutti morti. È stata questa militia nel partire proveduta di polvere, moschetti et altre monitioni necessarie, cavate dal castello, che non è punto piaciuto a questi del paese, havendo li soldati lasciata memoria di loro anco nelP uscire con volere robba e denari per forza dalle case, come sono stati necessitati di fare li miei di casa, mentre ero retirato in castello.
Partita questa gente, si aprì il ponte e passò di qua tutta la soldatesca con li capi boemi militari e con otto pezzi ď arteglieria da campagna andorno al castello pretendendo ľingresso nel quale admessi li capi, fu loro concesso di potere in esso tenere un corpo di guarda moravo in compagnia delli Boemi. Con che si retirò la soldatesca et il giorno apresso si incarnino tutta unita con la boema per incontrare il re che a otto del corrente solamente doveva partire da Viena, spargendo voce di andare verso Budvais per assediare Rame, il che non farà se non doppo ¾ arrivo del re e calati che siano gli Ungheri che si metterano a quei confini, dovendo questi altri soldati restare apresso la persona della Mtà regia.
Voleva ľ imperatore, che monsignor nontio et ľ ambasciatore di Spagna andassero incontro al re per procurare il suo ritorno, et erano disposti ad eseguire gli ordeni cesarii, ma non havendo Boemi voluto dare per loro sicurezza nel camino se non villani, dicendo, che della soldatesca hanno bisogno per loro, si sono rissoluti di non aventurare le proprie vite, con certezza, che il loro viaggio doveva riuscire infrutuoso; con che si è rissoluto ¾imperatore, mosso dal timore e dalla necessità, di mandare un suo genti¾ huomo a complire col fratello e dirle, che lo aspeta con affetto per pacificarsi seco una volta perfetamente.
Si tratta hora di licentiare li villani li quali hora che hanno le armi in mano, hanno sachegiati molti lochi de baroni cattolici e vano proseguendo di male in peggio anco nella città per la quale è mal sicuro il transito; né si attende ad altro, aspettandosi nel resto la venuta del ré, che non tarderà molto, essendole andati incontra molti baroni.
È in tale odio al presente la natione italiana, che non può alcuno tentare di uscire di casa, perché Boemi non solo inquiriscono contra ogn uno, ma con piciola ombra, che alcuno sia stato veduto a parlare con quelli di Possa, viene messo prigione, essendo con termini crudeli stati fatti morire tutti quelli che dip[r]endevano di là, che o per indispositione o per vino restorono a dietro, e questi sono stati in numero di vinti cinque o trenta.
V arciduca Leopoldo che si trova con la gente di Possa, essendo in necessità grandissima di denari, è stato prima del partire sovenuto dal ¾ ambasciator di Spagna di cinque mille talari, havendo a lui lasciata certa argenteria per sicurezza, essendo partito molto afflito e travagliato, non solo per li pericoli che le soprastano, ma per non havere potuto adempire li suoi dissegni, restandone molti altri nella testa de li capi di quella militia che sono huomini molto rotti, e ľ arciduca giovine con spiriti vivacissimi.
Ľ imperatore sta con molto timore e travagliatissimo, non sapendo prevedere quello sia per fare il ré, mentre Boemi publicamente lo chiamano per re e dicono volerlo incoronare subbito che sia giunto, tuttavia non dovendo partorire nelľ imperio bene alcuno la depositione violente di questo principe, mentre prottestanti ridotti in Ala di Suevia hanno rissoluto di amassare tre regimenti, e le città ï imperio tutte si armano, essendosi anco cattolici ridotti in Erbipoli, il che si crede causerà alcun accordo fra questi fratelli.
Il patrone della casa dove io habito, è uno de maggiori calvini che sia in questo regno, et inimicissimo de Italiani, il quale hora per salvare se stesso dal ľ imputatione di havere sbarate molte archibugiate dalle sue finestre il giorno di carnevale, ha sparsa voce, che dalle mie stanze siano uscite contra Boemi, mentre io fugivo dal fuoco. E se bene molti capi di questi signori sono venuti a vedermi per questa voce, e che il re da se mi habbi mandato ad assicurare, che alla mia famiglia non sarà fatto alcun danno, sapendo benissimo di dove deriva la falsa voce sparsa, non è però, che il popolo e villani non habbino una mala volontà per il nome anco ï Italiano. Onde per fugire questi primi impeti, resto con la mia famiglia retirato, valendomi de Boemi nativi per li quotidiani bisogni, restando la casa con molte supeletili alla discretione del patrone che per malignità potrebbe svalegiarmi. Grati etc.
Di Praga li 14 Marzo 1611... |
Marc Antonio Padavin. |