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V Jihlavě, 18. března 1611.



Nuncius Placido, biskup Melfský, státnímu sekretáři kurie: dnes ráno jednal s králem, aby s císařem zacházel uctivě a aby mu dal na srozuměnou, že přichází k jeho ochraně a aby si zachoval království proti rušitelům pokoje; král odpověděl, že již psal císaři; také za Leopolda se nuncius přimlouval; zde se myslí, že peníze poslané po [TengnagloviJ pocházely od císaře a byly pro vévodu Těšínského k najímáni vojska; nuncius mluvil s králem těž o Aegidiovi, žádaje, aby král nevěřil výmyslům kacířů, kteří jej chtějí odciziti papeži a katolickým knížatům, což král s úsměvem odmítl; nuncius lituje, že Aegidius byl puštěn a chce se v Praze postarati, aby se to objasnilo.

Orig. v archivu Vatikánském: Nunz. di Germ. 114 F, fol. 165-167. A tergo adresa kard. Borghese.

Illmo et Revmo signore etc. Mi è parso questa mattina passar offitio con S. Mdoppo molti altri fatti seco per adietro, che, essendo già risoluta, com intendevo, di giungere a Praga, si contentasse almeno di salvar ¾ apparenza, usando in ogni modo quelle dimostra-tioni ď honoře et quelli termini con ľ imperatore che parevano convenirsi, inviandoli persona confedente, facendoli intendere, che ľ arrivo della MS. in Praga sarebbe simplicemente per difenderlo et per servirlo et apresso per conservar il regno a lei destinato contra chi pretendesse fuor ď ogni raggione di turbar la sua quiete. Ľ istesso officio havevo passato per prima in Zenam, discorrendone con il signor cameriere maggiore. [Nejv. komorníkem královým byl Leonard Meggau.] S. Mha mostrato gradirlo molto, dicendomi ď haver tutto ciò scritto ali imperatore con termini assai modesti per mezzo di Bransuich il quale supplirà ancor esso a bocca efficacemente. [Srovn. Č. 428 a 435.]

Per quel che tocca al sermo Leopoldo, supplicavo la MS. a proceder con esso in modo che se li lasciasse una porta aperta et se li desse qualche incentivo, non che spatio et interstitio ali escusarsi et al pentirsi contra quello che veggo osservarsi qui ordinariamente, mentre de quella Altezza si parla con molta licenza et con ditterii (sic) tali che possono irritare qualsivoglia animo più pacato et ben composto. S. M m ha risposto di rincrescerli dentro ľ animo, che ľ attioni di quel principe siano per se stesse troppo patenti; onde non è maraviglia, che somministrano al mondo occasione di diversi discorsi; però, quanto toccava a lei, li sarebbe carissimo di vederli muttar camino. Ma mentre questa gente di Possa stava in essere, non si poteva promettere cosa di buono.

Qui dicono in somma, che quel cancilliero carcerato et essaminato da Boemi, [Tengnagl.] oltre la sua depositione che chiarisce molte cose, portasse lettere del suo sermo padrone et del ľ imperatore a gľ elettori ecclesiastici et alcuni altri principi protestanti nelle quali si faceva poco degna mentione della persona del ré. Et si giudica hora, che quella somma de danari che da Boemi fu tolta nelľ istesso tempo della carceratione del detto cancelliero, con titolo, che fosse di Rame, realmente era del ľ imperatore che per strada obliqua sinviava al duca di Tesen in Silesia, perché assoldasse genti in servitio di S. Mcesarea.

Ho fatto anco un gran resentimento con S. Mcirca ľ essamine che dicono i Boemi ď haver di quel fra Egidio, minorita osservante, ricordando alla MS. di star con gľ occhi aperti sopra ľ arte et impostura de gľ eretici i quali ad altro non badano, che a renderla indiffidente della Santità di Nostro Signore et de tutti i prencipi cattolici, et ho mostrato particolarmente di dolermi, havendo inteso, che il detto frate era già stato lasciato andar via, perché conveniva, che con più essatta diligenza si fusse procurato di cavar da lui il netto del negotio, per poter o come a pazzo o come a maligno darsegli il dovuto castigo. Mi ha mostrato S. Mcon amorevol sorriso di non haver dato punto ľ orecchie a simil di ceria, sapendo, che quel frate non stava in casa, né era confessore del ľ arciduca Leopoldo, havendo il suo padre Enrico giesuita [P. Jindřich Aquentius.] del quale qui si lamentano a tutta passata, tenendosi per principalissimo inventore di queste girandole, pure, gionta che fosse in Praga, havrebbe per mia sodisfattione procurato di haver ogni possibil chiarezza di questo fatto. Guesti consiglieri mi dicono finalmente, eh il frate fusse veramente preso, non so per che inditii, et essaminato da Boemi, ma che, vedendolo rispondere senza fondamento et fuor di propo sito, lo lasciorno subito andar via. Io non ho voluto premer con maggior energia sopra questo particolare et se non si fusse tanto divulgato et insinuatomi da questi signori con siglieri, non ne haverei forsi passato officio con S. M per aspettar di abboccarmi prima con monsignor nuntio di Praga, dal quale però sono molti giorni che non ricevo lettere; et mentre non mi son note le circonstanze del negotio, m è convenuto di proceder così super ficialmente et a tentone [V jiném listu z téhož data píše nuncius Placido státnímu sekretáři kurie, že tato cesta jest mu velmi nepříjemná a že prosil krále, aby se směl vrátiti a očekávati ve Vídni jeho návratu, král ho však žádal, aby jej doprovodil až do Prahy, což nebylo možno odmítnouti. Jel by raději až za králem jako dosud, ale v Čechách by se dostal v nebezpečí, že ho zabijí sedláci, kdyby opustil královu družinu. Včera přijel Khlesl a také pojede do Prahy (orig. tamže: fol. 163-164).]

Da Trigla a 18. di Marzo 1611

Placido vescovo di Melfi.






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