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V Praze, 9. května 1611.



Biskup Melfský kardinálovi Borghese: Král ho ubezpečoval, že z jednání s českými stavy nevznikne újma ani církvi ani moci královské, avšak artikule stavů ukazují opak; Khlesl ho ujišťoval, že král by se raději vrátil, než by jim povolil; Khlesl s ním též mluvil o zatčených císařských úřednicích a o článcích Tengnaglova výslechu, jehož se tázali, zda papež a Španělsko neměli účastenství při pasovském vpádu; Khlesl pak prý další vyšetřování o tom potlačil.

Orig. v archivu Vatikánském: Nuriz. di üerm. 114 f, fol. 279 - 281. A tergo adresa kardinálu Borghese a poznámka: "Ricevute a 26 di Maggio 1611. Risposto a 28 detto."

Illmo... Presentai al re il breve di Nostro Signore, et per rendermi S. M maggiormente sicuro, che in questa trattatione de Boemi non sarebbe per nascer novo pregiuditio alla religione cattolica, mi disse ď esser certa, chessi Boemi non havrebbon fatto dimanda dalla quale potesse temersi diminutione o al cattholichismo opure alla sua regia autorità. ¼ effetto però ne chiarisce del contrario, perché dovevano i stati presentar hoggi a S. M gľ articoli chio notai a V. S. Illma con le mie precedenti, toltone solo quello della libera elettione del quale raggionevolmente non faran per adesso mentione alcuna.

È ben vero, che monsignor Gleselio massicura, che S. M è risolutissima di non concederli né anco un jota et di voler più tosto ritornarsene in Austria chentrar nel dominio di questo regno con prerogative diverse et diminute da quelle con le quali han regnato ľ imperatore presente et gli altri suoi antecessori. Onde è da sperarsi, che, se sarano constanti in questo buon proponimento, i Boemi converrà che cedino, havendo già essi assentito alla resignation fatta dal ľ imperatore, riè potendo più tornar indietro. Pur non ardisco più che tanto ï assicurarmi et dipenderò dal evento, che per g¾ esempli passati mi si rende in ogni modo incerto et pericoloso.

Ľistesso monsignor Gleselio discorrendo meco nel particolar di questi ministri imperiali carcerati, uscì con tanto prudente anticipatione ad informarmi di quelli articoli presentati al viceburgravio del regno delli quali feci mentione a V. Sia Illma con una delle mie precedenti, et mi disse che furono distesi dal agente del re, [Tím míní Václava Vchynského.] huorno di non molto talento et senza farli essaminar prima dal conseguo secreto, nella lor prima abbozzatura dati al detto viceburgravio in lingua boema et in pessimo carattere, perché sopra quelli fusse interrogato il Ternolgt [T. j. Tengnagl.] per saper in somma, se nelle girandole della gente di Possa ľ arciduca Leopoldo riavesse havuto conseguo o assistenza da Nostro Signore et dal re di Spagna, ma quello non intendendosi et desiderando, che si reducessero in meglior forma, diede occasione, che tornassero indietro et venissero in mano ď esso monsignor Gleselio, il quale vedendo, che in essi temerariamente venivano nominate le persone di si gran principi, si risentì contra ľinconsideratione et imprudenza del detto agente, ordinando, che si scancellassero via subito, né si procedesse più oltre. Tutta questa historia mi fu da lui riferita ridendo, et ridendo anco fu da me ascoltata, per non mostrar di far caso di simili vanità et dicerie. Saprei però bene io, et molto meglio di me saprà V. S. Illma discernere il vero dal falso in così fatte narattioni....

Di Praga li 9 di Maggio 1611.

 

Placido vescovo di Melfi.






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