399.

V Praze, 16. května 1611.



Biskup Melfský státnímu sekretáři kurie: Císař poslal ke králi, aby korunování bylo odloženo; král a stavové povolili; kdyby však císař znovu činil překážky, provede se obřad bez ohledu na něho; k dalšímu jednání císařští komisaři dosud nepřišli; stavové povolili, chtějíce spokojiti císaře a vyslance z Říše a pokládajíce stanovení termínu korunovačního císařem za souhlas, který je mlčky propouští z přísahy; císař doufá, že přijde pomoc od arciknížat a z Říše; král myslí, že čas je krátký; král se snaží, aby upokojil císaře, proto odstranil stráže z chodeb.

Orig. v archivu Vatikánském: Nunz. di Germania 114 F, fol. 297 - 299. A tergo adresa kardinálovi Borghese a poznámka: "Ricevute a 2 di Giugno 1611. Risposto a 4 detto."

Illmo.... La coronatione del re era stabilita per hoggi appunto, perché dovendo in questo atto farsi dalla M S. et dalli stati reciproco giuramento, giudicavano conveniente et più conforme a g¾ essempi passati, che ciò seguisse in giorno feriale et non festivo. Ľ imperatore intanto, doppo molte consulte tenute sempre con ľ assistenza di Bransuich, mandò dal re venerdì mattina il landgravio di Leichtemberg, il Molard et il presidente della camera, a farli instanza, che si differisce la coronatione sino ad hoggi ad otto, perché havendo tardato molto i stati a dar risposta a S. M ces., conveniva, che anco essa havesse tempo da pensarvi su et far la sua replica, per stabilir fra questo tempo il modo come haverebbe da rimaner ď accordo con i regnicoli et con esso re. Si partirno i detti, assai ben persuasi della buona dispositione di sua regia M, la quale però si riserbò da trattarne con li stati, come fece poi subito. Et si restò fra loro ï appuntamento, che si dovesse sodisfar et obedir ali imperatore, ma con conditione, che S. M ces. non habbia più da pretender altra dilatione, et che scoprendosi intanto qualche pratica che si movesse dalla M S. o da suoi ministri et dipendenti per turbar il negotio, fosse lecito ad essi stati, non obstante qualsivoglia raggione o parola da darsi dal re e da loro, di venir subito, senza aspettar il giorno destinato di lunedì, al¾atto della coronatione.

Tornorno poi ben presto i detti commissarii imperiali per la rissolutione della quale et delle conditioni ďessa mostrorno di restar sodisfattissimi, et offerirno di voler quanto prima venir in trattato con i consiglieri regii per stabilir fra di loro quel che il re dovesse promettere in servitio et sodisfattione di S. ces M. Ma sono già passati quattro giorni et non sono più ancora comparsi. Cosa invero, che darebbe gran nausea et maraviglia a chi non russe ben pratico delle singolarità incredibili, per non dir delle esorbitanze miserabilissime et del letargo di questa corte.

Il mottivo che ha indotto il re et i stati ad acconsentir alla dilatione, per quel chio ritraggo da questi consiglieri regii, oltre ľ apparente per sodisfar ľ imperatore et i ministri di Sassonia et di Magonza che mostravano di desiderarlo, è stato per captare et a valersi del ľ avantaggio che già le viene in mano con questa nuova proposta di S. M ces., nella quale viene dalla M S. designato et stabilito il giorno della coronatione, perciò che non pareva che potessero legitimamente i stati, non absoluti prima dal giuramento et dal ¾ homaggio dali imperatore, venir per se stessi a coronar il nuovo re. Là dove adesso, che S. M ces. ha prescritto il giorno della coronatione, giudicano, che possano, anzi debbano esseguirla, et che sintendano tacitamente già liberi ï ogni ligame di giuramento, ancorché S. M non volesse far sopra ciò altra espressa dichiaratione.

Dal ľ altro canto si giudica, che ľ imperatore speri fra questo tempo, che o gľ arciduichi ď Austria, et particolarmente il serenissimo Alberto, habbian da moversi et mandar qui loro ambasciatori et interporsi nel ľ accordo, o che gľ elettori del ľ imperio di cornuti consenso habbian da fare al re qualche protesta, et così per questi off idi possa acquistar tempo et vita la sua fortuna già spirante et moribonda.

I regii poi per il contrario fanno il lor calcolo, che in questo breve tempo dall imperio non possi succeder novità, et che ogni officio sopragiongendo poi sera per ogni verso invalido et intempestivo. In ogni modo il re, per quanto tuttavia ne discorre monsignor Gleselio meco, conserva ¾ istessa disposinone di sodisfar ragionevolmente S. Mta ces, mitigando la rigidezza della risposta datali dai stati boemi. Et sabato, con estremo mio gusto, comandò, che si levasse la sentinella che stava nel corridoro et che impediva a S. M ľ esito nel giardino. Non si spera però communemente, che per molto che mostrasse di fare il re, habbia in effetto ¾a nimo del ľ imperatore da radolcirsi; ma al fine gľ affetti de gľ huomini sono variabili, et tanto più queli de prencipi, che vengon governati dalla particolar providenza et mano de Dio...

Di Praga li XVI di Maggio MDCXI....

 

Placido vescovo di Melfi.






Přihlásit/registrovat se do ISP